Download dell’articolo come pdf.
(Agosto 2009) Potrebbe essere stato un gesto involontariamente simbolico quando il Presidente italiano, durante il vertice del G8, ha offerto come dono agli ospiti dei libri con copertine in marmo. Durante l’incontro, i capi di governo si sono accordati, per la prima volta, di limitare l’aumento delle temperature sulla terra, questa sarebbe stata l’occasione di introdurre l’industria lapidea italiana nel discorso.
Per raggiungere l’obbiettivo sulle temperature, le emissioni del gas serra CO2 devono essere ridotte drasticamente ed in questo le pietre naturali potrebbero avere un ruolo importante. Nella fase di costruzione ed in quella di abitazione viene liberato molto ossido di carbonio.
Le pietre naturale come materiale per l’edilizia hanno delle caratteristiche singolari per quanto riguarda la sostenibilità: durante la loro produzione ci sono, praticamente, zero emissioni, atteso che la pietra è semplicemente a disposizione (per esempio al contrario del cemento che deve essere prodotto in grandi forni); gli scarti delle cave possono essere utilizzati; il potenziale della pietra nell’assorbimento di energia è impressionante ed essa, quindi, può essere utilizzata come aria condizionata naturale.
Inoltre: i quadroni in pietra naturale possono essere riutilizzati praticamente all’infinito.
E così ci troviamo già nel bel mezzo dell’argomento: costruire in modo massiccio con le pietre naturali richiede un approccio nuovo e, per questo motivo,potrà essere realizzato a breve termine soltanto nelle nicchie di mercato. Probabilmente, per il momento la richiesta arriverà prevalentemente da parte di committenti sensibili per questioni ambientali, come dimostrano esempi dalla Francia. Lì si è all’avanguardia a livello mondiale per il costruire con le pietre naturali.
Dopo la seconda guerra mondiale, i protagonisti per lo sviluppo erano Paul Marcerou, proprietario di cava e dotato meticoloso lavorando sulle seghe per pietre e l’architetto Fernand Pouillon. Loro hanno perfezionato il concetto delle pierres prétaillées, tradotto: delle pietre pre-tagliate. Si tratta di pietre squadrate di misura media che escono pronte per l’uso dalle cave in poche misure standard e devono essere soltanto assemblate.
Qualche migliaio di appartamenti sono stati costruiti con questo principio Lego, così per esempio il famoso quartiere ad Aix-en-Provence. Pouillon ha costruito i muri esterni di edifici di più piani in pietre squadrate di 80 cm di lunghezza x 40 cm di larghezza x 40 cm di spessore. All’interno dell’edificio ci sono muri portanti in cemento armato.
Oggi l’architetto Gilles Perraudin è uno degli avanguardisti nel costruire in modo massiccio con la pietra. Anche lui lavora con misure prefissate secondo il principio Lego. Ha ricevuto tanta attenzione per il suo deposito di vino costruito per il Monastère de Solan nelle vicinanze di Avignon. Qui una delle misure standard delle pietre squadrate è di 210 cm x 105 cm x 52 cm – il motivo è perchè questa è semplicemente la misura usuale nelle vicine cave di pietra calcarea.
La decisione della comunità del monastero di Solan per la pietra era collegata con il suo indirizzo strettamente ecologico. I monaci non volevano, per il loro deposito di vino, materiali edili che potessero rilasciare, nel tempo, delle sostanze nocive.
Il risparmio energetico è un ulteriore linea di guida della vita del monastero. Per poter raggiungere una temperatura costante nel deposito di vino i committenti hanno fatto costruire a Perraudin dei muri massicci: la pietra assorbe la freschezza notturna e la rilascia durante il caldo del giorno. E’ rinfrescante anche l’umidità dell’aria che si introduce durante la notte nei pori della pietra calcarea, la quale di giorno toglie calore ai muri stessi grazie al processo di evaporazione.
Soltanto con un mese, il periodo di costruzione era incredibilmente breve. „Con la misura dei nostri blocchi finiamo in un unico ciclo di lavoro due metri quadrati“, spiegava Perraudin. I blocchi sono semplicemente assemblati, senza legante; vengono tenuti dal loro stesso peso. La calce ha solo la funzione di non fare passare il vento attraverso le fughe. Con la polvere di pietra della cave non si distingue il colore da quello dell’ambiente circostante.
Si potrebbero utilizzare le pietre anche in zone climatiche fredde come accumulatori di energia. Di tali quesiti si occupa Stefano Zerbi che sta facendo una tesi sull’argomento all’Università di Lausanne. Egli dice che nel Nord si potrebbero portare nelle case dei „noccioli interni in pietra“. Suona drammatico, ma è inteso solamente che ci sono un pavimento in pietra e muri massicci che possono assorbire calore. L’energia arriva anche in inverno dal sole quando è basso e i suoi raggi penetrano attraverso una vetrata della facciata sud dell’edificio. „Naturalmente un edificio nel nord deve essere isolato verso l’esterno“, annota Zerbi.
Lati oscuri
Comunque, il costruire in modo massiccio con la pietra ha anche i suoi lati negativi. Uno chiaro svantaggio è lo spessore dei muri – si perde spazio abitativo per risparmiare sui costi energetici.
Però solo a prima vista la pietra è un materiale edile costoso. Nella costruzione massiccia si potrebbe utilizzare anche materiale di minore qualità. Zerbi spiega „Un blocco che non può essere tagliato in lastre per la presenza di vene argillose sarebbe ancora idoneo al 100 % come materiale edile“.
Inoltre non servirebbe l’intonaco esterno per la facciata. E ancora: visto che la pietra ha una durata praticamente illimitata, i blocchi potrebbero essere riutilizzati se l’edificio venisse demolito.
Questo pretenderebbe un radicale cambiamento nel ragionare e cioè che si progetta il costruire dal lato del demolire. In altri settori questo è già normale: tanti attrezzi casalinghi vengono assemblati in modo che si possono dividere successivamente di nuovo nei gruppi di materiali.
Ciò, però, getta un aspetto completamente nuovo sul costo del costruire in modo massiccio con la pietra: il materiale diventerebbe un investimento a lungo termine che potrebbe rientrare alla demolizione.
Tuttavia: per fare questo i blocchi di pietra dovrebbero rimanere intatti. Dove mettere allora le condotte per acqua e la luce?
Negli anni cinquanta Fernand Pouillon li metteva nei muri interni in cemento armato. Oggi Gilles Perraudin affronta le cose in modo diverso: indica anche il Centre Pompidou a Parigi, dove gli architetti hanno messo le scale e le condotte visibilmente alle pareti esterne, e richiede „idee nuove e innovative“ dagli architetti per le istallazioni necessarie.
Anche Zerbi è contrario di aprire i blocchi di pietra per le condotte. Egli dice „Un cavo elettrico ha una vita di qualche decennio, la pietra invece dura centinaia di anni“.
Costa caro invece il trasporto delle pietre massicce, quindi si dovrebbe costruire solo con materiale regionale. Questo corrisponde esattamente ai bisogni della protezione del clima: meno trasporto, meno emissioni di CO2.
Le esperienze dimostrano che tutti i tipi di pietra sono idonee per costruire in modo massiccio. In Spagna e in Portogallo ci sarebbero costruzioni moderne massicce con granito. Stefano Zerbi ha centrato il suo sguardo sul gneiss locale del Ticino.
Altrettanto importante come i ragionamenti ecologici e tecnici è un’altra domanda: che cosa pensano gli architetti e con questo anche i committenti delle pietre Lego?
Zerbi ha simulato al computer la creazione di una facciata in gneis per un edificio, che mostra le possibilità di creazione attraverso le superfici. Perraudin si entusiasma parlando di questo argomento. Secondo lui con i muri pietra su pietra l’architetto ritorna „al suo lavoro vero e proprio“, invece di perdersi in materiali moderni con cianfrusaglie.
Libri di marmo per i capi di governo durante il vertice G8 del 2009.
Si può leggere la storia dettagliata del costruire in modo massiccio con le pietre in Francia nella rivista Pierre Actual (10/2007).
Gilles Perraudin (francese)
Video per il costruire con pietre massiccie
Stefano Zerbi (Mail)
Ulteriori esempi:
Calder Ingenierie (francese)
Stone Museo, Giappone, di Kengo Kuma (2000)
Villas Vanille, Montpellier: muri divisori di pietra tra casa (francese)