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(Gennaio 2009) Intorno all’anno 1660 Papa Alessandro VII faceva costruire la Cappella Chigi nel Duomo della sua città di origine, Siena. Per l’utilizzo dei marmi più raffinati diventava, nei secoli seguenti, il nuovo punto di riferimento per l’espressione del lusso di un committente
Il trasporto avveniva, su ordine del Papa, a notte fonda e nella massima segretezza: illuminato da fiaccole venivano portate le casse di legno che pesavano diversi quintali alle barche in attesa in riva al Tevere per essere imbarcate per il lungo viaggio verso Siena con una durata di diversi mesi. Ma il contenuto delle casse meritava lo sforzo. Quello che veniva portato via così di nascosto nell’agosto 1660 da Roma erano otto colonne di valore inestimabile, originariamente parte della prima basilica in assoluto della cristianità.
Papa Alessandro VII (1599-1667) aveva regalato questi elementi a Siena, la sua città di origine, ovvero: aveva autorizzato l’utilizzo di quest’ultime per una nuova cappella nel Duomo del luogo. Se fosse uscita notizia del trasferimento delle colonne da Roma, il Papa, proveniente da Siena, avrebbe dovuto affrontare senz’altro delle critiche pesanti. Le colonne non erano solo una rimanenza dei tempi felici dell’impero romano dai quali erano passate già all’epoca più di 1000 anni. Erano considerate anche delle reliquie, visto che erano state impiegate dall’Imperatore Costantino intorno al 325 dopo n. Chr. per la Basilica del Laterano. Questa è stata la prima chiesa vescovile a Roma e considerata un santuario per le generazioni seguenti dei fedeli.
Si possono vedere ancora oggi le colonne di marmo verde nella Cappella Chigi del Duomo di Siena. Il Professore Klaus Güthlein, storico dell’arte presso l’Università del Saarland a Saarbrücken in Germania, ha fatto delle ricerche sulla storia della cappella e dell’edificio completo. Spesso si è imbattuto in anedotti dai tempi antichi, come la seguente: quando Alessandro II si ammalò gravemente poco dopo l’avvio di un’altro lavoro, cioè quello della modificazione della cupola del Duomo, i cittadini di Siena pregavano con vera devozione che Dio salvi il finanziatore del loro progetto edilizio più importante – dopodiché il Papa si riprendeva un’altra volta e donava nella sua gratitudine alla sua città di origine così tanto denaro che si poteva finire la cupola anche dopo la sua morte.
Per i cittadini di Siena era un grande successo, considerando che un progetto papale così grande era sin dal inizio nel vero senso della parola tremolante. I Papi erano di regola signori anziani e di poca salute e questo significava che se un progetto edilizio non poteva essere finito prima della loro morte il successore solitamente non dimostrava tante intenzioni di occuparsene.
Dal punto di vista odierno il finanziamento dei lavori di modificazione del Duomo di Siena si sarebbe svolto nell’illegalità. Allora però era consuetudine mischiare affari pubblici e privati: nel caso della Cappella Chigi, ufficialmente era un progetto della famiglia del Papa (della quale porta il nome tutt’ora), i finanziamenti, però, uscivano dai fondi del Vaticano. Non era semplicemente self service dei parenti a mezzi pubblici, ma questo modo di fare era la condizione determinante per la realizzazione di progetti edili di queste dimensioni. I Chigi non sarebbero mai stati in grado di finanziare un tale progetto di tasca loro – e quindi si faceva in modo che una mano lavava l’altra, e in compenso i parenti si dimostravano generosi in futuro quando si trattava di progetti per la Chiesa e per la città.
Questa Cappella Chigi era senza dubbio un progetto fuori classe, anche se di quasi modeste dimensioni con i suoi sette metri di diametro e doppia altezza. Costava però circa 40.000 Ducati, con il corrispondente di tale cifra si sarebbe potuto costruire un palazzo in città di dimensioni molto maggiori.
Opera in marmo di meraviglie
Ancora oggi ha un effetto fenomenale sui visitatori: è un’opera in marmo di meraviglie, offre una gamma delle tipologie di marmo più ricercate e migliori che le cave di allora potevano offrire, inoltre dimostra le capacità artistiche degli scalpellini di allora. Si potrebbe dire che è lusso allo stato puro.
Sotto l’aspetto del suo significato per la storia dell’architettura sarebbe diventata icona di stile per i secoli seguenti. Nella Cappella Chigi è stato eseguito per la prima volta per il barocco un oggetto completamente in pietra naturale finissima. „Per i committenti era stato fissato così uno standard che dovevano superare se volevano cimentarsi con il nome della loro famiglia per l’eternità.“, così Güthlein.
Le otto colonne del Laterano, di Verde Antico tessalico, originariamente scavato in Grecia, sono solo un aspetto dell’espressione del lusso. Gli stemmi papali intarsiati nei campi del rivestimento del muro non sono meno eccezionali. I capolavori raggiungono con le sfumature un apparente tridimensionalità, „così come se lo stemma fossa stato tolto dal muro e volasse davanti ad esso.“, come li descrive Güthlein. „Lavoro a commesso“ è il termine tecnico per questo tipo di intarsio in pietra.
Sono stati prodotti nei laboratori del Vaticano. La maestranza di questi artisti era insuperabile, come viene dimostrato dal paragone con un altro progetto di Alessandro VII: i lavori ad intarsio nel equivalente dell’edificio Chigi, quella cappella di Giovanni Battista, anch’essa nel Duomo di Siena, non hanno questo effetto tridimensionale – erano “soltanto” gli artigiani di Siena che li producevano.
Stilisticamente determinante per i secoli seguenti era anche la Cupola Chigi con le sue cassette a costole, un idea di costruzione sviluppata allora dal famoso Giovanni Bernini. Anche il quadro d’altare di Bernini nella cappella diventò punto di riferimento per i lavori di artisti che lo succedevano nel tempo: mostra la Madre di Dio con il Bambin Gesù in uno scenario teatrale, come se fossero appena scesi dal cielo. Questi tipi di presentazioni drammatiche di storie religiose erano molto amati dai fedeli dell’epoca e si svolgevano per esempio tutti gli anni a Pasqua nelle chiese.
Molto ornamentale e ricca è anche la parete in Lapislazuli dietro il quadro della Madonna. Questa pietra semipreziosa allora era considerata aria diventata pietra, ovvero il blu del cielo. Difficile trovare altre opere con un uso così generoso di questa pietra. E ancora: una delle cornici del quadro della Madonna è stato tempestato di diamanti.
Lussuria in pietra
Tutta questa lussuria in pietra può essere stata determinata solo dalla fame di gloria di una famiglia ricca? Bisogna medesimarsi nella visione del mondo della gente di allora, dice Güthlein in modo correttivo. I nostri altenati non avrebbero fatto tutto questo solo per procurare memoria eterna al proprio nome. Ci si occupava, con tutto questo lusso, anche delle pubbliche relazioni per la religione „Si voleva dimostrare la potenzialità dei fedeli e provare così il potere della fede.“
Innazitutto era indirizzato verso i protestanti, la loro fede era diventata da tempo una forte concorrenza per la fede cattolica. Nel caso della regina svedese Cristina i conti sono stati anche giusti: impressionata dalle opere d’arte in Italia si è convertita alla fede cattolica, ha abdicato vivendo da allora a Roma. Cosa che il Vaticano sapeva sfruttare in modo propagandistico.
Rimane comunque ancora una domanda, tornando alle colonne della Cappella Chigi: perché non se n’era accorto nessuno del loro spostamento segreto?
Naturalmente ci sono state delle persone coinvolte, dice Güthlein. Ma si suppone che siano stati dei complici del Papa, visto che gli avvenimenti non sono stati documentati da nessuna parte negli atti. Probabilmente sono stati dimenticati in fretta per questo.
Dopo due generazioni, nel 1723, quando si voleva restaurare nuovamente la Basilica del Laterano e si cercavano per questo scopo le colonne storiche, non si trovavano più. Si supponeva che sarebbero state seppolte – le parti ufficiali facevano fare per diversi giorni scavi nei dintorni della Basilica che naturalmente non portavano a niente.
Le ricerche sulla Cappella Chigi sono presentate in modo dettagliato nel volume 3.1.1.2 dell’opera „Die Kirchen von Siena“ (Deutscher Kunstverlag, 2006).