(Giugno 2013) Con l’istallazione „Bathing in light“ (Bagnare nella luce) il settore lapideo turco si è presentato, ancora una volta, durante la Design Week di Milano in aprile. Come già avvenuto nell’ anno precedente, erano stati invitati 6 designer e architetti provenienti da diversi paesi per farsi venire in mente qualcosa di spettacolare per il marmo della Turchia e realizzare le idee con delle imprese locali.
L’organizzatore era nuovamente l’associazione Istanbul Mineral Exporters’ Association (IMIB). L’iniziativa è partita da Mehmet Ozer, presidente dell’associazione (sulla nostra foto a sinistra), e Erdogan Akbulak, membro del comitato esecutivo (a destra). Il progetto è stato programmato e curato dallo Studio Demirden Design di Istanbul.
Istanbul Mineral Exporters’ Association (IMIB)
Sicuramente il compito di quest’anno era particolarmente difficile, dato che luce e marmo sono due fenomeni che non potrebbero essere più diversi tra di loro: la luce è senza gravità e veloce, essa sparisce senza lasciare tracce, per esempio quando si spegne una lampada. Il marmo invece è pesante, può essere toccato con una mano anche nel buio e dura anche per periodi molto prolungati senza cambiare.
Mathieu Lehanneur dalla Francia ha sfidato questo paradosso: nella sua istallazione era posato sul pavimento uno spazio in marmo profondamente nero. La superficie era stata creata come l’acqua in movimento – sono state create, per così dire, delle onde di luce nella forma delle onde dell’acqua. „Liquid marble“ (Marmo liquido) era il titolo opportunamente dato a questo lavoro.
Sulle pareti in marmo bianco c’era invece la luce come la conosciamo noi.
Demirden Design aveva creato solo i tavoli per l’accettazione della presentazione. Anche qui l’argomento era la luce, questa volta sotto forma di strisce di un giallo acceso in un marmo con delle venature evidenti.
Alisan Cirakoglu con studio a Istanbul ha fatto incontrare in „Deep Light“ (Luce Profonda) il marmo con la luce artificiale. All’interno del suo spazio passano fari colorati sulle pareti.
Le pareti erano state perforate da lastre di marmo – quando la luce artificiale era spenta, cadeva, dall’esterno, la luce del giorno filtrata attraverso la pietra nello spazio interno.
„Nebula“ (Nebbia), così avevano chiamato le sorelle Ece und Ayse Ege di Dice Kayek, provenienti da Bursa, la loro istallazione. Esse hanno ripreso l’idea dei bagni turchi. Il tema della luce lo hanno trattato, tra le altre cose, faccendo girare le strisce di pietra nella parete: una volta la luce esterna immergeva il bagno in luminosità, successivamente lo spazio interno era nuovamente schermato nel buio o immerso nella luce artificiale. Quando si aprono di nuovo le pareti, gli ugelli nel pavimento in marmo simulavano l’attività del bagno alla gente fuori.
L’istallazione trattava anche un altro argomento del nostro mondo, oltre al contrasto di luce e pietra: il passare del tempo mostrato dal cambiamento tra chiaro e scuro. La pietra naturale è, grazie alla sua durata, un materiale con delle caratteristiche particolari in questo senso.
Doriana e Massimiliano Fuksas, nati entrambi a Roma, hanno preso il mondo interno delle pietre come punto di partenza per la loro istallazione „Asia”: dal marmo nero sul pavimento.
I corpi dovevano simbolizzare le componenti delle pietre, così si legge nella descrizione
Doriana und Massimiliano Fuksas
Infine Melkan Gursel Tabanlıoğlu e Murat Tabanlıoğlu (Turchia): nel loro lavoro „Forms of Continuity of Space“ (Forme della continuità dello spazio) si trattava di cristalli nel materiale, che sono stati presentati come punti di luce e luccichio in uno spazio in marmo lucido.
Arik Levy, di origini israeliane, vive in Francia, si è rivolto con un imperativo ai visitatori: „Become Marble” (Diventa marmo) ha intitolato il suo stretto canyon attraversabile che supera l’altezza d’uomo (vedi anche: foto in alto). Le pareti consistono in strati di materiali come nel caso della pietra calcarea o arenaria.
Nella sua descrizione racconta della sua idea spontanea avuta al momento dell’ arrivo dell’ invito per il progetto „Volevo semplicemente abbracciare il marmo e diventare marmo.”
Foto: Andrea Pisapia / Franco Chimenti
(28.06.2013)