As muitas faces e significados das rochas ornamentais na história da humanidade

„Mattoni“ di Mario Borchia. Come la materia, costituendosi in aggregati di atomi, crea l’ordito della realtà, così singoli elementi moltiplicati all’infinito possono assumere diverse destinazioni.

(Dezembro 2013) „Minimentale“ como trocadilho de „monumental“ era o nome do projeto, apresentado pela Scuola d’Arte Paolo Brenzoni no pavilhão 7b da Marmomacc. Os alunos desenvolveram sob a supervisão do instrutor Matteo Cavaioni objetos que mostravam de modo artístico as muitas facetas das rochas ornamentais e também seus muitos papéis ao longo da história da humanidade.

Outros participantes do projeto foram os poetas Eros Olivotto e  Paolo Fischetti e o Marioborchia Studio. Como apoiadores, atuaram ainda a comunidade de Sant’Ambrogio di Valpolicella, local que deu origem à feira que hoje se transformou na Marmomacc, além de ser sede da escola de arte.

Para cada projeto foi desenvolvido um mini modelo, nas dimensões de 18 x 18 x 30 cm, tendo como material mármore vermelho de Verona.

Scuola d’Arte Paolo Brenzoni (italiano)

„Nagy“ di Mauro Corbioli. Nel respiro del bosco, da sempre luogo consacrato agli dei, una piccola chiesa che, come una pianta, si protende verso il cielo.„El camino de la roca“di Manuele Mocci. L’azione combinata della temperatura e della pressione sulla roccia sedimentaria dà inizio al processo metamorfico: un lungo cammino che porta alla formazione della pietra. Un monumento alla montagna, che può trasformarsi in una palestra di roccia.„La torre vertigo“ di Simone Scandola. Come silenziosi testimoni di un’epoca lontana, antichi nuraghe in pietra rivivono in nuovi spazi culturali contemporanei.„Ammoniteatro“ di Cristiana Mariotto. Una spirale, simbolo archetipo presente nella conchiglia e nell’ammonite, ci riconduce alla struttura originaria della pietra, trasformandosi in un teatro romano con un passaggio coperto sottostante.„Madre natura“ di Marco Salzani. Uno spazio per meditare ed estraniarsi sospesi in un ambiente avvolgente. Come un’antica madre, la natura ci abbraccia, chiedendo di poterci proteggere.„Imagine. La quarta piramide“ di Graziano Filippini. L’arte è espressione della cultura e dell’identità di un popolo, il cui compito è quello di aiutarci a non dimenticare. La piramide di pietra, simbolo di eternità, diventa museo dove tracce antiche trovano dimora.„Nautilus“ di Silvia Sterzi. L’ammonite, retaggio di una esistenza passata, lascia la propria traccia come guscio nella pietra, che riprende nuovamente vita come spazio espositivo.„Il cubo“ di Michele Colpo. Come ogni altra forma il cubo racchiude al suo interno l’impronta di uno degli elementi vitali: l’acqua, celata in una fonte. L’edificio rappresenta uno spazio termale, quasi un rifugio all’interno di un contesto urbano spesso freddo e immobile. „Eguale“ di Matteo Cavaioni. La forma archetipa della montagna suggerisce quella artificiale del diamante che si riflette in molteplici significati. Metafora dello scorrere del tempo, la sua configurazione, una clessidra che si può capovolgere, esprime l’identità degli opposti e l’invariabilità di ogni aspetto del reale. Come un antico riparo, ospita in maniera eguale ogni forma di vita. „Telemaco“ di Roberto Lucchese. Una biblioteca o uno spazio ideale all’interno del quale vivono le idee che, da sempre, gli uomini inseguono come forme di conoscenza.(29.12.2013)