Evitiamo la questione controversa di se nel caso di „Detour“ si tratta di Design o di arte, e diciamo semplicemente che sono pezzi per collezionisti. Senza dubbio le ultime creazioni dei designer Job Smeets e Nynke Tynagel dello Studio Job sono questo, visto che vengono prodotte, per prima cosa, soltanto in un numero limitato, e, seconda cosa, praticamente a nessuno verrebbe in mente di utilizzarle veramente nella costruzione stradale o come mobili.
Il nome suggestivo della collezione è „Detour“, da tradurre con „deviazione”.
Si tratta di una deviazione sotto l’aspetto che i due designer avevano utilizzato, finora, la pietra naturale soltanto in modo marginale. Nei confronti del marmo avrebbero avuto qualche „riserva creativa”, visto che era considerato generalmente il materiale delle arti, come si legge nei comunicati stampa. Negli ultimi tempi il marmo sarebbe diventato, tuttavia, attraverso il lavoro di altre persone, un sinonimo per „design art“ (design d’arte).
Per questo motivo avrebbero aperto nuovi orizzonti al materiale in questo spazio, portandolo fuori dalla sua „zona di riposo“. Come si fa? Creando un contrasto, così scrivono.
Per Detour si sono fatti ispirare dalla costruzione stradale. Ne sono usciti dei mobili che combinano diversi tipi di marmo e due volte la pietra arenaria Bollinger Sandstein con vetro e bronzo. Agli oggetti hanno conferito, attraverso i vari tipi di pietra naturale, dei colori forti.
Studio Job con sede ad Anversa e ad Amsterdam è stato fondato nel 1998 da Job Smeets. Nynke Tynagel si è aggregata più tardi. I due designer si conoscevano dallo studio all’Academia per il Design di Eindhoven. „Loro danno una nuova definizione all’arte applicata al periodo contemporaneo.”, così si legge nella documentazione per la stampa. I designer sono diventati conosciuti per lavori che si preoccupano poco delle convenzioni seguendo le proprie idee.
„Detour“ è nata in cooperazione con StonetouCH, un design editor con sede a Ginevra, che si occupa, sostanzialmente, delle pietre naturali della svizzera.
Foto: Stefan Vos
(06.02.2015)