Le sue opere si trovano in 23 paesi, e sono fatte in tanti materiali diversi: oltre alle pietre naturali, il suo materiale preferito, anche in acciaio, legno, vetro o luce e acqua, per nominarne soltanto alcuni.
Il motivo per questo lavoro ha le sue origini forse nella sua infanzia: negli anni 50 del secolo scorso, durante il boom del petrolio, il padre di Jon Barlow Hudson è stato in Arabia Saudita come esperto per le acque sotterranee, e negli anni successivi la famiglia ha girato tutto il mondo: „Quando ero un adolescente, mi sono arrampicato in giro per Baalbek, a Jerash, Petra, Machu Picchu, nel Colosseo, Stonehenge”, così scrive, „e tutti questi luoghi sono travolgenti con la loro presenza e forza, e così sono cresciuto con il desiderio di creare qualcosa di simile.“
Nella maggior parte dei casi, i suoi lavori sono monumentali e pensati per lo spazio pubblico, perché: „Io voglio che le mie sculture partecipino allo spazio pubblico come le pietre antiche e i lavori del passato.“
Per questo motivo, prima della realizzazione dei suoi lavori, egli va a vedere in modo molto accurato il luogo nel quale dovranno essere posizionati, e la sua storia.
La sua scelta di diventare un’artista è dovuta anche all’influenza della madre, un’insegnante che scriveva poesie e lavorava al telaio.
Sicuramente ha contribuito anche il girovagare della famiglia: in un testo si legge che i bambini non trovavano da nessuna parte i loro giochi abituali, ed erano quindi costretti a costruirsi dei giocatoli ed inventare i propri giochi.
Jon è arrivato comunque nella scultura, dopo scuola e studi universitari dell’arte più diversi anni di viaggi.
In alcuni lavori gli piace intervenire con la mano umana nella durezza della pietra, e affiancarle l’attività umana „come in una poesia o una danza“, così ci scrive.
In altri interviene soltanto poco: „Mi piace dimostrare la magnificenza della natura attraverso un grande blocco di pietra.”
Sua moglie gestisce una pagina web su Cowboy e capelli. Noi ne facciamo cenno perché anche questo è insolito.
Foto: Jon Barlow Hudson
(20.03.2015)